Cime Tempestose (Wuthering Heights)


[…]Wuthering Heights è un’opera scolpita in una strana bottega, con strumenti semplici, da materiali casalinghi. L’artista trovò un blocco di granito su una brughiera solitaria: guardandolo s’avvide che su quella scheggia di roccia si poteva ricavare una testa selvaggia, scura, sinistra, una forma con almeno un elemento di grandezza: la potenza.
Lavorò con un rozzo scalpello, e su nessun altro modello che la visione raggiunta attraverso le proprie meditazioni. Con tempo e fatica il masso prese forma umana: ed eccola là, colossale, fosca e accigliata, per metà statua, per metà roccia. Come statua, terribile e demoniaca; come roccia, quasi bella, perché il suo colore è un caldo grigio, e muschio di brughiera la riveste; e l’erica con le sue campanelle vivide e la sua fragranza balsamica cresce fedele ai piedi del gigante.
Charlotte Bronte

(tratto dalla prefazione a Wuthering Heights, romanzo scritto da Emily Bronte. Testo di riferimento: Cime tempestose, edizione Oscar Mondadori, 1985)

Mansfield Park

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Tratto dall’Introduzione di Pietro Citati a Ragione e sentimento di Jane Austen, edizione Superbur Classici, Milano, 2002. Accennando al personaggio di Fanny in Mansfield Park, Citati scrive:

“Con una specie di ossessione, Fanny ama la grande casa patrizia dove è stata educata: l’armonia, la quiete, la gravità di Mansfield Park. Difende l’ordine e il decoro del mondo aristocratico, mentre quasi tutti i nobili cugini peccano contro le sue leggi.
Così proprio lei, la reietta, l’esclusa, diventa la sacerdotessa che salva quel mondo dalla rovina in cui la Austen lo vedeva precipitare. Tutto deve restare così, come un tempio consacrato, in eterno.
La Austen non condivide l’angosciosa devozione di Fanny per l’aristocrazia e il decoro. Ma certo sentì in se stessa, in un angolo delle sue immense profondità di creatrice, quella sofferenza, quella tristezza, quella passività, quel terribile silenzio, e il desiderio che nulla, mai, muti nell’universo”.