Gli italiani


Tratto dal romanzo Camera con vista di Edward Morgan Forster

Il signor Beebe era nell’impossibilità di raccontare alle compagne l’avventura successagli a Modena, dove la cameriera gli era piombata addosso mentre stava facendo il bagno, esclamando giuliva: “Fa niente, sono vecchia”. Si accontentò di dire:”Sono pienamente d’accordo con lei, signorina Alan. Gli italiani sono un popolo sgradevolissimo. Cacciano il naso dappertutto, vedono tutto, e sanno quel che vogliamo prima che lo sappiamo noi stessi. Siamo a loro mercé. Leggono i nostri pensieri, predicono i nostri desideri. Dal fiaccheraio a…Giotto, ci rivoltano come un abito smesso, e questo mi irrita. E nondimeno, nel profondo del cuore, essi sono…ah, che esseri superficiali! Non hanno il concetto della vita intellettuale[…].

Vera

vera
Ho finito di leggere Vera, un bel romanzo di Elizabeth von Arnim.

Inghilterra, primi anni ’20 del Novecento. La ventiduenne Lucy Entwhistle perde improvvisamente il padre durante un soggiorno in Cornovaglia.
Stordita e infelice, mentre se ne sta aggrappata al cancello del giardino di casa vede comparire un uomo di mezza età, Everard Wemyss, rimasto vedovo da pochi giorni: sua moglie Vera, infatti, è morta precipitando da una finestra della loro casa di campagna.
L’uomo entra immediatamente in confidenza con Lucy, aiutandola addirittura nell’organizzazione del funerale del padre e rendendosi indispensabile con ogni sorta di premura. Attratta dalla condotta di Wemyss, che ben presto inizia a corteggiarla con insistenza, Lucy si lascia sedurre e in pochi mesi lo sposa.
Purtroppo il matrimonio le rivelerà una realtà inaspettata, mettendo in luce la verità a proposito di Everard.

Il romanzo affronta il tema del carattere completamente soggettivo della passione amorosa, e delle conseguenze pratiche negative cui può condurre.
Fin dall’inizio dell’opera alcuni gravi difetti di Everard, come il notevole egoismo e la tendenza a disprezzare i sentimenti altrui, sono evidenti, ma Lucy, innamorata e quindi cieca, ossia incapace di riflettere in maniera razionale, non si accorge della verità e anzi cerca di giustificare l’amato di fronte a sua zia Dot, sconvolta dalla rapidità con cui l’uomo ha dimenticato la tragedia che l’ha appena colpito, e acuta nel rilevare alcuni aspetti poco piacevoli della sua indole.
Una volta sposata, ed entrata nella casa che Everard aveva condiviso per anni con Vera, Lucy si trova di fronte a un uomo estremamente prepotente, collerico, egocentrico e pieno di assurde manie, che la considera soltanto una sua proprietà, una sorta di giocattolo di cui disporre a piacimento, senza alcun riguardo per i suoi desideri e sentimenti.

Il finale del romanzo è inaspettatamente aperto, enigmatico e amaro nel suo spietato realismo. Com’è tipico dello stile della Arnim, anche quest’opera, nonostante il tema drammatico e complesso, è percorsa da una sottile vena ironica che ne rende piacevole la lettura.