Neve che turbini in alto ed avvolgi
le cose di un tacito manto,
una creatura di pianto
vedo per te sorridere; un baleno
d’allegrezza che il mesto viso illumini,
e agli occhi miei come un tesoro scopri.
Neve che cadi dall’alto e noi copri,
coprici ancora, all’infinito. Imbianca
la città con le case e con le chiese,
il porto con le navi; le distese
dei mari, i prati agghiaccia; della Terra
fa, tu augusta e pudica, un astro spento,
una gran pace di morte. E che tale
essa rimanga un tempo interminato,
un lungo volgere d’evi.
Il risveglio,
pensa il risveglio – noi due soli – in tanto
squallore.
In cielo
gli angeli con le trombe, in cuore acute
dilaceranti nostalgie, ridesti
vaghi ricordi, e piangere d’amore.
Umberto Saba (1883-1957)
Il lacerante e tormentato amore per la vita: il desiderio di annullamento e di morte e, nello stesso tempo, il rifiuto di esso.
(La foto è stata scattata da me lo scorso dicembre)